“Ci siamo salvati la faccia e anche la Costituzione” scrive Marco Revelli sul Manifesto, riempiendo ieri tante piazze italiane per dire ancora una volta no al fascismo.
Chi ha manifestato ha compreso che non era ammissibile restare in silenzio di fronte alla violenza razzista consumatasi a Macerata, che la libertà di manifestare non può essere compressa per presunti motivi di ordine pubblico su suggerimento di un Ministro che ogni giorno mostra il proprio volto disumano, che quando tutto sembra confondersi in una palude indistinta é urgente schierarsi, scegliendo – senza tentennamenti – da che parte stare.
Sulla giornata di ieri peseranno come macigni anche le colpevoli assenze di partiti (come il PD, tanto nelle persone dei suoi dirigenti quanto dei suoi iscritti) che – per le troppe cautele e ambiguità – ormai neppure più nell’antifascismo sanno ritrovare le proprie radici, dimostrando di aver smarrito del tutto la propria storia e la propria memoria o di movimenti – come i 5 stelle – che per mere convenienze elettoralistiche preferiscono non definire troppo la propria identità, restando equidistanti e, quindi, sostanzialmente indifferenti.
Per fortuna ieri è sceso in piazza un popolo variegato – per citare ancora Revelli – “che non s’è arreso, che sa ancora vedere i pericoli che ha di fronte e non «abbassa i toni», anzi alza la testa. Ed è grazie a questo popolo che si è messo in strada, se del nostro Paese non resterà solo quell’immagine, terribile e grottesca, di un fascista con la pistola in mano avvolto nel tricolore”.