I consigli di quartiere: un patrimonio per la città
Spettabile Rubrica
Lettere al Direttore
Egregio Direttore,
sono ormai trascorsi tre anni dalle consultazioni per l’istituzione dei Consigli di Quartiere, organismi territoriali di partecipazione – con funzioni consultive, propositive e di promozione della cittadinanza attiva – creati per rivitalizzare, in tempi di crisi della democrazia rappresentativa, il dialogo tra cittadini e istituzioni locali.
Quell’appuntamento – per la prima volta aperto anche a sedicenni e a cittadini di Paesi non comunitari, residenti a Brescia da almeno 5 anni – ha portato all’elezione (seguita dalla ratifica della Giunta comunale) di 229 consiglieri, uomini e donne che hanno scelto – a titolo gratuito e volontario – di impegnarsi per il bene comune. Cittadini che hanno svolto, in questi anni, un prezioso e accurato lavoro nell’ambito del quartiere di riferimento, approfondendone criticità, inviando segnalazioni puntuali all’Amministrazione Comunale, organizzando iniziative, rinsaldando legami sociali allentati, anche attraverso la promozione di relazioni tra realtà associative, gruppi e comitati, già operanti sul territorio comunale.
Indubbiamente, dato il carattere innovativo del progetto, una fase di “rodaggio” era necessaria.
Trascorsi tre anni, tuttavia, chi ha animato questi organismi è in grado – alla luce dell’esperienza maturata – di descriverne luci e ombre e di fornire spunti per una migliore definizione soprattutto delle competenze dei Consigli, affinché la partecipazione non si riduca a semplice clausola di stile, ma sia utile a migliorare la qualità delle scelte amministrative.
Per questo è stato istituito nei mesi scorsi – su input del Sindaco – un apposito gruppo di lavoro, cui hanno preso parte – oltre all’Assessore competente Marco Fenaroli – l’Ufficio di presidenza della Commissione Partecipazione e alcuni rappresentanti dei Consigli di Quartiere stessi, grazie al contributo dei quali sono stati passati in rassegna tutti i principali aspetti del Regolamento istitutivo dei CdQ (dalle attribuzioni, alle articolazioni, fino ai rapporti con Consiglio comunale, settori e uffici di zona).
Dall’ascolto di chi ha vissuto direttamente l’esperienza dei CdQ sono emersi elementi che – seppur volti, negli intendimenti del Sindaco, a fornire spunti utili in vista della prossima consiliatura – credo debbano essere presi in considerazione già ora, negli ultimi mesi di mandato, almeno con riguardo a un punto: l’urgente modifica dell’atto con il quale i Consigli di Quartiere sono stati istituiti, per “metterne in sicurezza” e garantirne la permanenza, nella consapevolezza che – in assenza di tale intervento – essi saranno destinati a decadere alla scadenza dell’attuale consiliatura, dal momento che l’art. 4 c. 5 del Regolamento prevede che “esercit(ino) le proprie funzioni per un periodo non superiore al Consiglio comunale in carica“.
E’ essenziale – per scongiurare tanto il rischio di disperdere il prezioso bagaglio di esperienze maturato quanto quello di lasciare un “vuoto” in città, come già accaduto a seguito della soppressione delle Circoscrizioni – individuare una soluzione tecnica che garantisca la sopravvivenza dei CdQ, ad esempio prorogando la durata degli attuali e prevedendo che le consultazioni per i nuovi si svolgano entro un breve lasso di tempo, decorrente dall’insediamento del futuro Consiglio comunale.
Oltre a ciò, per valorizzare davvero la partecipazione dal basso, ritengo sia opportuno – in vista delle prossime elezioni amministrative – assicurare un potenziamento del ruolo dei CdQ. Ciò potrebbe avvenire prendendo spunto proprio dalla delibera (Giunta Boni) che – su impulso degli stessi Consigli – nel 1975 ne aveva ridefinito le competenze. La delibera prevedeva che i Consigli fossero “obbligatoriamente consultati in ordine ai bilanci comunali di previsione e sul loro stato di attuazione” e in relazione, tra gli altri, ai “provvedimenti riguardanti piani regolatori comunali ed intercomunali; varianti al piano regolatore generale; piani di edilizia economica e popolare; piani per la rete commerciale a rilevanza di quartiere; programmi di attuazione di attrezzature sociali e relative infrastrutture riferentisi al quartiere; destinazione del patrimonio disponibile del Comune esistente nel quartiere; convenzioni urbanistiche; traffico e viabilità di quartiere“. Oltre al grado di dettaglio della previsione e all’ampiezza delle competenze consultive, colpiscono – pur restando fermo il carattere non vincolante del parere espresso dai CdQ – il rigore con il quale si prevedeva che “i provvedimenti adottati dall’amministrazione in contrasto con il parere espresso dai consigli di quartiere dov(essero) essere motivati” e la stessa possibilità riconosciuta ai CdQ, al fine di accrescere la trasparenza delle istituzioni, di “presentare interrogazioni alla Giunta per quanto riguarda l’adozione di provvedimenti o per conoscerne gli intendimenti“.
Anche alla luce di questi precedenti, credo che, avviata questa lungimirante esperienza e sperimentata la vivacità civica che è riuscita a suscitare, sia giunto il momento – anche attraverso coerenti modifiche al regolamento – di prendere ancor più sul serio la partecipazione, riconoscendola come modus operandi essenziale per provare a rinsaldare il legame tra rappresentanti e rappresentati, per valorizzare il pluralismo delle idee, per ricostruire la passione per la politica, ossia per il bene della città.
Brescia, 28 dicembre 2017
f.to Francesca Parmigiani
(Presidente della Commissione consiliare
Decentramento dei servizi e partecipazione)